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Ricerca sulla grave Cerebrolesione acquisita |
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1. Introduzione |
1.1 La Grave Cerebrolesione Acquisita |
Con l’espressione
Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA) ci si riferisce ad un danno
cerebrale, di origine traumatica o di altra natura, tale da
provocare una condizione di coma, più o meno protratto, e
menomazioni sensomotorie e/o cognitive e/o comportamentali
(1).
Da tale definizione sono, quindi, escluse le patologie
cronico-degenerative e gli esiti di stroke ischemici. Tra le forme
di GCA, il Trauma Cranio-Encefalico (TCE) rappresenta la patologia
che richiede in misura più frequente un trattamento riabilitativo. |
1. |
il numero in costante aumento di soggetti coinvolti da queste patologie, in particolare giovani ed adulti nel pieno della loro attività scolastica o/e lavorativa; |
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2. |
la numerosità e la complessità delle diverse disabilità, di tipo sensomotorio, comportamentale, cognitivo; |
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3. |
l’impatto, emotivo e materiale, sulla famiglia della persona colpita da GCA, tale da modificarne lo stile di vita in modo profondo; |
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4. | le conseguenze sociali dovute a difficoltà di reinserimento scolastico e lavorativo; | |
5. |
la necessità di un elevato impiego di risorse, sanitarie e sociali, connesso a interventi complessi e prolungati nel tempo, diversificati in funzione delle specifiche necessità della persona cerebrolesa e del suo nucleo familiare. |
1.2 Diffusione del Trauma Cranico Encefalico |
I dati relativi
alla prevalenza dei traumi cranici nella popolazione e alla
distribuzione per diversi livelli di gravità sono scarsamente
conosciuti sia in Italia, sia a livello europeo. |
1.3 Il percorso del paziente con GCA |
Il percorso che in
genere compie un soggetto colpito da GCA inizia con il ricovero
presso una Unità Operativa di Terapia Intensiva o Neurochirurgia;
coloro che sopravvivono al danno cerebrale necessitano di interventi
medico-riabilitativi di tipo intensivo, da effettuare in regime di
ricovero ospedaliero, che hanno una durata variabile, da alcune
settimane ad alcuni mesi. In molti casi, dopo la fase di
ospedalizzazione si rendono necessari interventi sanitari e sociali
a lungo termine, finalizzati ad affrontare menomazioni e disabilità
persistenti e difficoltà di reinserimento familiare, sociale,
scolastico e lavorativo. |
1. | fase acuta (o rianimatoria); | |
2. |
fase post-acuta (o riabilitativa); questa fase può essere ulteriormente distinta in due sottofasi: la fase post-acuta precoce, in cui gli interventi sono svolti in regime di ricovero, in strutture di riabilitazione intensiva, e la fase post-acuta tardiva (3) |
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3. | fase degli esiti (dimissione e rientro a domicilio) |
1.4 Esperienze di studio e di intervento a livello nazionale |
A livello
nazionale, nel biennio 2001-2003 è stato compiuto uno studio
(4) |
1. | segnalazione del paziente affetto da GCA con possibile fabbisogno riabilitativo; | |
2. | valutazione e soddisfacimento del bisogno riabilitativo in fase acuta; | |
3. | valutazione del possibile fabbisogno riabilitativo in fase post-acuta; | |
4. | presa in carico riabilitativa da parte della rete; | |
5. |
realizzazione del progetto riabilitativo durante il periodo di presa in carico da parte della struttura della rete; |
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6. | passaggi in carico fra le varie strutture della rete; | |
7. |
assaggio in carico del paziente alle strutture esterne alla rete e valutazione del possibile fabbisogno ulteriore di servizi da parte della rete; |
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8. | follow-up. |
Graficamente questo percorso può essere così rappresentato: |
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Il modello proposto in questo progetto è un modello integrato dei servizi “Hub and Spoke” (“mozzo e raggi”), che prevede l’interdipendenza e l’integrazione fra centri di elevata specializzazione (hub) ed una rete di centri periferici (spoke). All’interno di questo sistema è prevista la possibilità di indirizzare i pazienti al livello di cura più appropriato per ogni fase del percorso clinico, usufruendo così di competenze specialistiche in modo distribuito nei diversi punti della rete stessa. In Emilia Romagna il ruolo di hub è svolto dalla Unità Gravi Cerebrolesioni del Dipartimento di Medicina Riabilitativa dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara. Questo modello è stato predisposto stimando il fabbisogno riabilitativo per le persone con GCA attraverso due indagini epidemiologiche apposite: la prima sulle schede di dimissione ospedaliera (SDO) delle strutture sanitarie regionali relative all’anno 2001(7). La seconda è stata condotta attraverso un questionario, relativo al secondo semestre del 2001, inviato a tutte le Unità Operativa di Medicina Riabilitativa, di Terapia Intensiva e Neurochirurgia delle strutture pubbliche regionali (8). I risultati della prima indagine hanno consentito di stimare in circa 1300 il numero di persone che annualmente nella Regione Emilia Romagna sopravvivono ad una GCA tale da rendere necessario un ricovero di almeno 5 giorni presso una Unità Operativa di terapia intensiva o neurochirurgia. Di queste, 300-320 persone ogni anno necessitano di ulteriore ricovero in ambiente riabilitativo dopo la fase acuta. La seconda ricerca ha confermato i dati emersi nella prima e ha consentito di definire e di quantificare i percorsi di cura dei pazienti con GCA dopo la fase acuta. Questo progetto ha avuto a disposizione un importante strumento informativo: il “Registro Regionale delle Gravi Cerebrolesioni”, avviato dall’aprile 2004 e gestito dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara. Il Registro consente di disporre di dati precisi sulla incidenza delle GCA a livello regionale, sul fabbisogno riabilitativo ed assistenziale delle persone affette, sui percorsi di cura e gli esiti. Inoltre, fornisce un supporto alla programmazione regionale nell’ambito dei servizi riabilitativi ed assistenziali rivolti a persone con GCA, effettua, poi, il monitoraggio e la verifica delle attività svolte dalla rete. Le informazioni al Registro arrivano in tre diversi momenti, come illustrato nella figura precedente: al momento della dimissione del paziente dal reparto per acuti, al momento della dimissione dal reparto di riabilitazione, al momento del follow-up (ad un anno dall’evento patologico). In ogni momento vi è una specifica scheda che deve essere compilata dal medico referente responsabile per quella fase. |
1. 5 Il contributo delle Conferenze di Consenso |
Sempre a livello nazionale rivestono particolare rilievo le Conferenze di Consenso (CC). Il modello di queste Conferenze è stato sviluppato negli USA dal National Institute of Health (NIH) negli anni ’70 come metodo per risolvere controversie sull’uso di interventi sanitari e per orientare la ricerca necessaria (9). Queste Conferenze hanno lo scopo di definire al punto in cui si è giunti rispetto ad uno specifico problema assistenziale attraverso un esplicito processo in cui le informazioni scientifiche vengono valutate e discusse sia da professionisti sanitari, sia da altri professionisti che sono parti in causa rispetto al problema (professionisti sociali, utenti, amministratori, economisti, volontari e pubblico in generale). La metodologia adottata nelle CC è il prevedere una Giuria multidisciplinare composta da operatori sanitari, esperti di epidemiologia clinica e statistica, etica, rappresentanti dei pazienti, economisti, amministratori. Questa Giuria è chiamata ad esprimere un “verdetto” rispetto ad un determinato problema dopo aver ascoltato, nel corso di una riunione pubblica di uno-due giorni, le presentazioni dei risultati delle ricerche condotte nello specifico campo. La Giuria, poi, si riunisce in modo privato per formulare le proprie conclusioni che rappresenteranno precise raccomandazioni di comportamento e che verranno, in seguito, diffuse attraverso i canali di pubblicazione scientifica e, eventualmente, fatte proprie da raccomandazioni istituzionali più specifiche. Le CC vengono, inoltre, arricchite da attività preparatorie che precedono la celebrazione delle stesse CC. L’idea delle CC in Italia è da attribuire ad un gruppo di lavoro costituitosi nel 1998 all’interno della Sezione per la Riabilitazione del Traumatizzato Cranico Encefalico della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione (SIMFER). Nel 1999 si è costruito all’interno dellasezione un gruppo promotore che ha iniziato a programmare le CC secondo il modello del NIH. Al momento ne sono state effettuate due: una a Modena nel 2000 e l’altra a Verona nel 2005, dal titolo “Bisogni riabilitativi ed assistenziali delle persone con disabilità da grave cerebrolesione acquisita e delle loro famiglie, nella fase post-ospedaliera”. Di particolare rilievo nell’ultima CC è stato il gruppo sulla qualità di vita, l’autodeterminazione, il ruolo della famiglia. Per poter approfondire questi aspetti dato il forte impatto che la malattia ha a livello familiare e sociale si è ritenuto fondamentale compiere un’indagine relativamente alle associazioni coinvolte. L’indagine, oltre ad aver scattato una fotografia delle varie associazioni presenti sul territorio nazionale rispetto a dimensioni, età ed attività, ne ha rilevato esigenze e bisogni. In particolare è emerso come le esigenze principali della famiglia, nel momento in cui la persona con GCA esce dall’ospedale, sono relative all’informazione sulla diagnosi, la terapia, la riabilitazione, nonché sugli aspetti legali e i diritti della persona stessa. Analoghi bisogni sono stati rilevati anche ad un anno dalla dimissione. La ricerca ha riguardato anche il nucleo familiare del paziente, che in seguito all’evento subisce nel suo complesso una “disorganizzazione e destabilizzazione”: si è trattato di valutare l’arco temporale che va dall’uscita dalla struttura ospedaliera all’organizzazione dell’assistenza e della riabilitazione presso la famiglia, oltre che i problemi connessi alla reintegrazione nel tessuto sociale, scolastico e/o lavorativo. |
2. Obiettivi della ricerca |
L’esigenza di approfondire l’analisi del TCE con riferimento al territorio marchigiano nasce dalla consapevolezza che il fenomeno, in aumento sia in Italia sia in altri paesi Europei, rappresenta “un’epidemia silenziosa” (10). Se, infatti, destano particolare scalpore gli incidenti che provocano una GCA, si presta, invece, poca attenzione alle conseguenze a lungo termine: problemi cognitivi, del comportamento, psicologici e sociali. A ciò si aggiunge, come si è visto, la difficoltà di disporre di dati aggiornati ed esaustivi a livello nazionale, un problema quest’ultimo che interessa anche la Regione Marche. L’obiettivo della presente indagine conoscitiva è analizzare, con riferimento al contesto marchigiano, i fabbisogni dei soggetti colpiti da GCA e delle loro famiglie nella fase post-acuta, con particolare attenzione alla ricostruzione dell’organizzazione familiare, ai cambiamenti intervenuti e alle criticità percepite per il futuro. |
3. L’ambito di indagine: la situazione marchigiana |
In mancanza di un
dato certo relativo al numero di soggetti con TCE, per pervenire ad
una prima valutazione della situazione marchigiana, si è pensato di
rivolgerci direttamente a quei servizi di cui possono usufruire i
soggetti con GCA: Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), Distretto
sociosanitario, Unità Multidisciplinare Età Adulta (UMEA), Istituto
Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro
(INAIL), Reparto di rianimazione e di neurologia, Centri di
riabilitazione. Dall’esperienza
raccolta dagli operatori contattati è emerso che solo un numero
esiguo di persone con GCA usufruisce di questi servizi. Sembra,
quindi, confermato quanto sostenuto nei lavori preparatori della CC
del 2005: la famiglia costituisce il cardine dell’assistenza ai
pazienti, soprattutto se giovani, ed il bisogno di aiuto per
affrontare il carico assistenziale trova risposte, principalmente,
nella cerchia familiare e nei parenti, mentre i servizi sociali ed
il volontariato vengono coinvolti solo in modo residuale. In
proposito è da sottolineare come nella Regione Marche sia attiva una
sola associazione rivolta in modo specifico a questa disabilità,
Andrea. Associazione traumatizzati cranici delle Marche . Dato che il
“S.Stefano” rappresenta il principale nodo della rete di presa in
carico del paziente con CGA per la fase post-acuta, per
l’individuazione del campione di indagine si è fatto riferimento al
database del suddetto Istituto, che include i soggetti residenti
nelle Marche che hanno avuto accesso all’Unità di Risveglio presso
tale struttura. A tutela della privacy verrà mantenuto l’anonimato
dei pazienti, oscurando i nominativi e lasciando unicamente
l’indicazione dell’anno di nascita e della zona territoriale di
afferenza. |
4. Le fasi e la metodologia della ricerca |
La ricerca si articolerà nelle seguenti fasi: |
1. | Rassegna della letteratura sul tema (durata: 1 mese) |
2. | Indagine quantitativa (durata: 3 mesi): |
a. | Formazione degli intervistatori | |||
b. | Indagine telefonica | |||
c. | Elaborazione dei dati raccolti |
3. | Indagine qualitativa (durata: 3 mesi): |
a. | Formazione degli intervistatori | |||
b. | Interviste in profondità | |||
c. | Analisi dei dati raccolti |
4. | Stesura del report finale e divulgazione dei risultati (durata: 2 mesi) |
1. Rassegna della letteratura: data la complessità della patologia e l’estrema varietà che caratterizza i casi trattati in questa fase si tratterà di raccogliere e ricomporre la letteratura presente su queste tematiche, in prevalenza anglosassone, con particolare attenzione non tanto agli aspetti clinici, quanto all’organizzazione di servizi per i pazienti colpiti da GCA e ai riflessi sociali della patologia. |
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2. Indagine quantitativa: l’indagine quantitativa consisterà in interviste telefoniche ai 297 pazienti individuati dal database del “Santo Stefano” e si comporrà delle seguenti fasi: |
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a. Formazione degli intervistatori: la formazione degli intervistatori concernerà sia le specifiche competenze relazionali richieste alla luce della natura delicata dei contenuti e dei soggetti coinvolti, sia le modalità di somministrazione del questionario e in particolare l’utilizzo del CATI. |
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b. Indagine telefonica: l’indagine telefonica prevede la somministrazione di un questionario strutturato finalizzato a rilevare alcune caratteristiche relative alla composizione del nucleo familiare, alle risorse sociali mobilitabili e all’entità del trauma subito. Nel caso di persone che non siano in grado di sostenere l’intervista, la stessa verrà condotta con la persona che si prende cura del soggetto, in maniera continuativa o saltuaria, (caregiver) a prescindere dall’esistenza o meno di un rapporto di parentela con lo stesso. Il questionario abbraccerà tutti quegli aspetti che possono influire sugli esiti del recupero: il tipo di evento traumatico; il luogo di residenza, da cui dipende l’offerta di strutture riabilitative, ma anche le differenti possibilità di “riabilitazione sociale” in termini di inserimento lavorativo/scolastico (11); la condizione familiare ed abitativa della persona che ha subito un TCE; le risorse sociali a supporto della stessa. |
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c. Elaborazione dei dati raccolti: i dati raccolti attraverso le interviste telefoniche verranno elaborati con una duplice finalità: descrivere più nel dettaglio, con riferimento al contesto marchigiano, la situazione dei soggetti colpiti da GCA in fase post acuzie per quanto concerne sia i contatti con i servizi, pubblici e privati, che le risorse familiari mobilitate; individuare differenti tipologie di pazienti che siano abbastanza omogenee al loro interno e al contempo abbastanza eterogenee tra loro, a partire dalle quali selezionare i nuclei familiari che saranno coinvolti nella seconda fase dell’indagine, di natura più qualitativa. |
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3. Indagine qualitativa: l’obiettivo di questa seconda fase è ricostruire più approfonditamente il vissuto sia del soggetto traumatizzato che della sua famiglia, a partire dall’evento traumatico (età del trauma, presenza o meno del coma, assistenza ricevuta, eventuali ospedalizzazioni successive, ecc.), per arrivare all’attuale organizzazione della “giornata tipo” del soggetto e delle persone che gli stanno attorno e alle loro prospettive future. L’indagine qualitativa prevede le seguenti fasi: |
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a) Formazione degli intervistatori: la formazione degli intervistatori in questa seconda fase è volta a fornire alcune competenze in merito alla conduzione di interviste in profondità, con particolare riguardo alle metodologie impiegate (narrative medicine e bilanci tempo) e alle modalità di relazione con il paziente e i suoi familiari più opportune alla luce della delicatezza degli aspetti trattati. |
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b) Le
interviste in profondità: le interviste in profondità coinvolgeranno
un campione di circa di 40 nuclei familiari, selezionati sulla base
di alcuni parametri individuabili dalla clusterizzazione dei
soggetti rispondenti alla suvey telefonica e previa verifica della
disponibilità a partecipare a questa successiva fase dell’indagine.
Data la complessità della tematica si è optato per svolgere in due
tempi le interviste in profondità e di impiegare metodologie di
indagine differenti per ciascuna delle tre dimensioni di analisi
(passato, presente e futuro). |
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c) L’analisi dei dati raccolti attraverso le interviste in profondità risulta particolarmente complessa, alla luce delle differenti metodologie adottate. In particolare, per quanto concerne le narrazioni, una volta trascritte le registrazioni si ricorrerà all’analisi etnosemantica delle narrazioni (13). Per i bilanci tempo si procederà ad un confronto delle “giornate tipo”, in termini attività svolte, durata e persone coinvolte, sulla base delle caratteristiche dei soggetti intervistati. |
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4. Stesura del report finale e divulgazione dei risultati: una volta conclusa l’analisi delle interviste qualitative si procederà a ricomporre il materiale raccolto nelle due fasi dell’indagine e alla stesura di un report finale, con la diffusione dei risultati nelle modalità da definire (seminario di studio, convegno, etc.) | |
5. Costi |
I costi complessivi del progetto di ricerca si articolano come segue: |
Voci di spesa | Costo (euro) |
Uso Cati | 1.000 |
Spese telefoniche e generali | 500 |
Intervistatori (intervistati e sbobinatura) | 3.000 |
Spese di viaggio | 800 |
Elaborazione dati | 1.000 |
Contributo per l'Ateneo (22% delle entrate) | 1.777 |
Totale | 8.077 |
(1) | www.gracer.it |
(2) | “Progetto GRACER”, www.gracer.it |
(3) |
Tale classificazione viene adottata nel documento conclusivo della giuria, Conferenza Nazionale di Consenso, Modena 20-21 Giugno 2000; www.pnlg.it. |
(4) |
In questo studio sono stati presi in considerazione 2418 episodi di presa in carico riabilitativa con esiti di TCE. L’età media di questi soggetti è di 35 anni con un picco intorno ai 20 anni, il 78% di sesso maschile, la causa prevalente del trauma è stata nell’81% un incidente stradale. I soggetti che hanno fatto parte dello studio sono persone affette da GCA di origine traumatica e non, giunti per tale patologia presso i Centri di Riabilitazione che hanno partecipato allo studio stesso. Vi sono rientrati gli interventi riabilitativi effettuati in degenza ordinaria non riabilitativa (reparto per acuti), degenza ordinaria riabilitativa, day hospital ed ambulatorio. Nello studio sono stati inclusi sia chi è stato sottoposto al “primo ricovero” riabilitativo sia chi ha svolto un “rientro” nella medesima o in altre strutture riabilitative, con lo scopo di valutare anche i percorsi di cura. |
(5) | Documento conclusivo della giuria, Conferenza Nazionale di Consenso, giugno 2000. |
(6) | www.gracer.it |
(7) |
Le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) contengono i dati anagrafici del paziente, la diagnosi, i dati del ricovero, i trasferimenti avvenuti tra i vari reparti, gli interventi/procedure cui è stato sottoposto, la data di dimissione e l’indicazione se è stato trasferito presso un’altra struttura o presso il proprio domicilio. Inoltre, è possibile risalire al numero dei soggetti in mobilità passiva. L’utilizzo delle SDO come fonti informative, tuttavia, richiede di porre attenzione ad alcuni aspetti. Nella ricerca suddetta sono stati considerati i codici di diagnosi ICD, perché sono quei codici che identificano le patologie compatibili con la definizione di GCA, e, nello specifico, sono i codici: 348.1 (anossia cerebrale), 430 (emorragia subaracnoidea), 431 (emorragia cerebrale), 432.1 (ematoma subdurale), 432.9 (emorragia intracerebrale), 780.01 (coma), da 800 a 804 compreso (frattura del cranio) e da 850 a 854 compreso (traumatismi intracranici esclusa frattura del cranio). È stato, quindi, scelto di escludere le cause di danno cerebrale di tipo infettivo ed ischemico. Inoltre, si è posto il vincolo dei 5 giorni di degenza, così da escludere quei casi che, presumibilmente, hanno avuto un decorso clinico favorevole, e che presumibilmente non hanno necessitato di interventi riabilitativi successivi in regime di ricovero. Infine, è da tenere in considerazione il fatto che le SDO indicano i nuovi casi/anno, pertanto occorre fare attenzione al periodo in cui vengono visionate le stesse Schede, poiché l’archivio, relativo all’anno precedente, potrebbe non essere ancora completo. |
(8) | www.gracer.it |
(9) | Documento preparatorio alla Conferenza Nazionale di Consenso, giugno 2005. |
(10) | www.ebisociety.org |
(11) |
Conferenza Nazionale di Consenso, “Bisogni riabilitativi ed assistenziali delle persone con disabilità da grave cerebrolesione acquisita e delle loro famiglie, nella fase post-ospedaliera”, giugno 2005 - gruppo sulla qualità di vita, l’autodeterminazione, il ruolo della famiglia. |
(12) |
M. Fraire, I Bilanci del Tempo e le indagini sull’Uso del tempo. Analisi trasversali e analisi longitudinali nell’uso del tempo umano giornaliero, in “Sociologia e ricerca sociale”, n.71, 2003, p.39. |
(13) |
E. Fiocchi, G. Giarelli, C. Ruozi, Integrare l’esperienza del paziente nella medicina basata sull’evidenza: un’esperienza di applicazione della Narrative-based Medicine, in Mecosan 58 (2006). |
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ASSOCIAZIONE MARCHIGIANA TRAUMATIZZATI CRANICI “Andrea” ODV |
www.associazioneandrea.org |
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Cell. Presidente 333 3403189 - Segreteria 328 3031920 |
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